venerdì 20 febbraio 2009

“Esplorare il territorio circostante attraverso l’approccio senso-percettivo e l’osservazione diretta”.


“Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto” (Borges, 1984, p. 1267). A partire dagli anni '70 viene abbandonata la geografia classica di tipo descrittivo per introdurre un nuovo concetto di spazio: lo spazio vissuto, frutto di una elaborazione personalistica dello spazio geografico che prende in considerazione le sensazioni individuali suscitate da quello concreto. Si viene così ad individuare, accanto ad un territorio reale, uno virtuale, personale che rispecchia i multiformi modi con i quali l’uomo si pone in rapporto con il mondo – ambiente che lo circonda. Lo studio di tale elaborazione intellettuale è estremamente importante, in quanto ogni visione personalistica di ciò che è attorno a noi e nel quale dobbiamo vivere, agisce sul nostro comportamento, sulla nostra personalità e sul godimento che da esso possiamo trarre.
Ciò che appare quindi indispensabile, nella pratica didattica è sia la conoscenza “critica” dei programmi scolastici, sia l'approccio critico alla geografia, perché sia reso esplicito che la conoscenza del “mondo” non solo è legata agli strumenti di conoscenza presenti nel momento attuale, ma è comunque sempre legata ad un punto di vista, sia esso soggettivo o sociale.

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