(tratta dagli Annali di Storia pavese, ed. Amministrazione Provinciale 1986, l'immagine rappresenta una recita all'asilo infantile "Regina Margherita" di Voghera dell'11 gennaio 1934: l'epoca del balilla Vittorio.)Pubblichiamo l'intervento del Direttore Didattico di Gambolò (PV) dott. Francesco Marinone, apparso sul quotidiano "la Provincia pavese" prima che il decreto si trasformasse in legge.
"Vogliono buttare via la scuola"
<<Rieccoci, dopo la Moratti arriva la Gelmini. Se a garantire la credibilità del progetto Moratti erano scesi in campo prestigiosi pedagogisti di terza fila, ora non se ne sente neppure il bisogno: che si parli di scuola (anche se preferisco "educazione"), lodi, leggine ad personam, articoletti capaci di scagionare truffatori importanti nascosti, la maggioranza per approvarli c'è e tanto basta. Noi lavoriamo (dice Brunetta), gli altri, gli statali fannulloni, no.
A pensarci bene, questi l'azzeccano comunque. Io mi sto chiedendo: a Gambolò i quattromila elettori del Polo, quelli che mandano i figli alla scuola materna per 45/50 ore, al tempo pieno per 40 e passa ore, che sono soddisfatti della scuola dei loro figli, cosa ne pensano? A me pare che non dicano niente e ciò significa che se queste sono le disposizioni "va bene così!". Mi sembra di essere tornato ai tempi del balilla Vittorio (il personaggio del libro unico della Scuola Elementare degli Anni Trenta) quando tutti stavano sereni perchè c'era chi pensava per loro. Una riflessione educativa però va fatta. Non importa molto che si dica da una parte : "Si ritorna al maestro unico!" (O bontà dei tempi antichi!) e dall'altra si conservi il tempo pieno, anzi lo si incrementi. Ma come?
Non ne voglio fare una questione sindacale. Il problema è che in questo modo si nega la continua ed importante trasformazione del pensiero pedagogico-educativo che si è andata consolidando nel tempo. Nel 1971 ne avremmo fatto una prova di avanzamento o di arretramento; oggi nessuno ne mette in dubbio validità e necessità, ma intanto rischiamo di buttare via tutto, ma specialmente di buttare via la scuola. Il tempo pieno con i diversi modi di organizzarlo era partito comunque da una certezza: in un mondo dall'evoluzione complessa, dall'esplosione dei saperi, dalla moltiplicazione delle conoscenze, non è possibile che un unico insegnante fosse depositario di tanta scienza. L'affermazione dello psicologo Jerome Bruner "E' possibile insegnare tutto a tutti purchè chi insegna sappia a fondo ciò che insegna e come lo studente apprende" sembra così ovvia e tale da far capire che nessun insegnante, anche il più "bravo"(usando i voti: da 10) potrebbe essere capace di tanta impresa. La pluralità docente da questo deriva: il resto è "fuffa". Allora il problema di affrontare una discussione seria ed approfondita si può aprire, nelle scuole, nei consigli d'Istituto, con le Amministrazioni comunali, con il mondo accademico e con chiunque voglia prendervi parte, ma certamente non con i "voti di fiducia".
Oggi così rischiamo di tornare al doposcuola, alla mensa del Comune, a dimenticare l'aspirazione a "volare alto". E a farne le spese sarebbero non mio figlio, ma i figli di chi non può permettersi altro che la Scuola pubblica, purchè in grado di accoglierlo dalle 7,30 alle 18.
Ministro, si chiarisca bene le idee: il suo governo non è di sinistra. Lei non sa neanche come sta la Scuola, la miglior Scuola. In questo orizzonte ci stanno: i diversamente abili, i ragazzi a rischio, i nuovi cittadini, i nomadi e tante altre realtà che, da risorsa, stiamo trasformando nella schifezza delle "classi-ponte", proprio come nel 1970, quando c'erano le classi differenziali e le scuole speciali. E per finire, dopo che tutti ci siamo riempiti la bocca della parola "famiglia", perchè non impariamo dal buon Creatore, che ci ha dato almeno due educatori. E fortunati quelli che hanno anche i nonni. Signor Ministro, la Scuola è una cosa troppo seria per confonderla col colore dei grembiulini, per dare giudizi con numeri o sillabe. Quando lei è seduta nell'ampio salone di Trastevere, guardi i suoi illustri predecessori, misuri la grande statura di Casati, di Credaro, dello stesso Gentile, del lombardo Correnti, per arrivare fino ai giorni nostri sempre più opachi. Forse allora comincerà a capire perchè a Scuola sono incazzati soprattutto coloro che, come me, dopo quaranta ed oltre anni di vita scolastica, vedono rimettere in discussione il proprio lavoro di gente seria e per bene che nella Scuola ha dato scienza e coscienza.
Se poi lei, per sfoggiare le sue impeccabili camicette, deve dire di sì alla mannaia di Tremonti, la invito ad avere un sussulto d'orgoglio: torni o vada a fare l'avvocato, almeno allora sapremo che sta dalla parte della Scuola.>>

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