giovedì 30 ottobre 2008

CAMBIAMENTI

Con la fine dello scorso anno scolastico il blog ha avuto un arresto sia perchè alcune insegnanti che facevano parte del "gruppodoc" sono andate in pensione sia perchè la dirigente scolastica dott. Graziella Zelaschi ha avuto l'incarico di preside presso l'Istituto Comprensivo di Rivanazzano (PV) a pochi chilometri da Voghera. A settembre si è posto il problema se continuare o lasciare il blog, non essendo più in attività presso il primo Circolo Didattico di Voghera chi lo gestiva. "Buttare tutto alle ortiche" ci è sembrato uno spreco di energie spese in passato per impostare e aggiornare il blog e l' abbandono di uno spazio, di una possibilità di comunicazione. Continueremo a utilizzarlo per aprire dei dibattiti sulla scuola, che continueremo a seguire, anche se in pensione, alla quale daremo ancora un contributo di idee e di collaborazione. Iniziamo, pertanto, proprio oggi, giorno dello sciopero generale della Scuola contro la riforma Gelmini, pubblicando l'intervento della dott. Graziella Zelaschi al dibattito sulla riforma, indetto dal quotidiano "la Provincia pavese" (giovedì 23 ottobre 2008), dal titolo:
" GELMINI, UN ATTACCO ALLA SCUOLA"
L'impatto del decreto Gelmini sulla scuola italiana e, in particolare, la scuola primaria, è tale da lasciare sgomenti, sfiduciati. I dirigenti e gli insegnanti che hanno vissuto in prima persona gli anni fra l' '80 e il '90 e videro prendere forma la legge 148 fra molteplici sperimentazioni, sanno bene che l'introduzione dei tre insegnanti su due classi e l'incremento generalizzato del tempo scuola, discendessero in modo diretto e "naturale" dall'entrata in vigore dei Nuovi Programmi per la scuola elementare dell' 85. Sono programmi ispirati, sul piano pedagogico e didattico, a precise teorie e continuano ad essere punti di riferimento fondamentali per tutte le scuole del Paese. La pluralità dei docenti appare ormai un modello insostituibile: nuovi saperi, interdisciplinarità, didattica laboratoriale, organizzativa e di ricerca sono punti fermi, irrinunciabili. Chi ha sperimentato, sul modello del tempo pieno, il modulo con l'insegnante prevalente e la suddivisione in due ambiti, linguistico-espressivo e matematico-scientifico, con l'impegno e il coraggio di addentrarsi nel campo della ricerca-azione, non è disposto ad accogliere passivamente il decreto Gelmini e tornare indietro di decenni. Esiste la legge '59 sull'autonomia scolastica e il Dpr275/99 che dà la forza alle Istituzioni scolastiche di "pensare" e realizzare un progetto educativo e didattico rispondente ai bisogni dei bambini del terzo millennio. L'autonomia scolastica è tutta da valorizzare e reinventare; oggi più che mai se ne avverte la necessità ma le si sottraggono risorse essenziali.
E' vero che l'esperienza dei moduli, quanto mai variegata, inizialmente ha visto qualche rigidità e sprechi nell'assegnazione degli organici; nel tempo pieno però con gradualità e forte senso di responsabilità da parte di molti docenti e dirigenti, sono stati introdotti con successo elementi di flessibilità anche per il contenimento dei costi; l'impianto generale della scuola primaria è ora funzionale, ancora ricco di potenzialità, apprezzato dalle famiglie.
Queste ultime fra messaggi contraddittori e informazioni tendenti a creare consenso sul "maestro unico", sono molto confuse e sembrano non comprendere le gravi conseguenze che ne deriverebbero dall'introduzione del modello Gelmini. Esso non si fonda su un nuovo quadro di riferimento culturale, pedagogico e didattico, ma sulla logica dei tagli. Paradossalmente ne fa le spese la scuola primaria che, secondo le valutazioni internazionali, è in ottima posizione(Ocse Pisa). occorre reagire con senso di responasabilità, offrire contributi di riflessione anche dall'interno delle Istituzioni scolastiche per una razionalizzazione della spesa pubblica, ma non si può accettare un attacco così devastante. Ci saranno pure delle ragioni se i presidi delle Facoltà di Scienze della Formazione hanno preso posizione contro il decreto Gelmini, approvando all'unanimità un documento in cui si dichiarano contrari per tre ragioni.
Primo: è sbagliato pensare che per insegnare ai più piccoli servano meno competenze rispetto a quelle richieste dai docenti della secondaria. E' vero piuttosto il contrario. Non a caso, nel secondo biennio di studi (la Facoltà è quadriennale) gli aspiranti maestri già si specializzano in ambito linguistico o matematico. Secondo: è sbagliato proporre un solo modello di riferimento ai bambini e comprimere l'offerta formativa, anche per quanto riguarda il tempo scuola. Terzo: è vero che programmare collegialmente è complicato, ma la pluralità arricchisce.
La vera forza della scuola primaria e di quella dell'infanzia (sembra anch'essa a rischio per i tagli degli organici) sta nella collegialità dei docenti e nell'unitarietà d'insegnamento. Restituiamo fiducia, speranza e anche il rispetto che meritano le Scuole da sempre impegnate per l'innovazione e per il successo formativo e di vita dei bambini e dei giovani. Il ministro ascolti gli appelli perchè la scuola è di tutti; una vera riforma richiede la condivisione di tutte le forze politiche, dei cittadini e dei docenti che giorno dopo giorno, garantiscono un servizio pubblico fondamentale per il futuro del Paese.

Nessun commento: